Il rientro allo sport dopo il Covid-19: risvolti psicologici. Intervista a Erika Giambarresi, Psicologa dello sport

Pubblicato il 23 Luglio 2021

L’arrivo della pandemia ha colpito duramente l’intero mondo sportivo, uno dei settori che più a lungo è rimasto bloccato. Ma quali sono state le conseguenze psicologiche di questo stop allo sport? Cosa ci è venuto a mancare?

Innanzitutto il benessere psico-fisico: tutti noi ormai sappiamo quanto corpo e mente siano legati ma ne diventiamo ancora più consapevoli nello sport.

Quando pratichiamo una qualsiasi attività fisica/sportiva infatti il nostro cervello produce le endorfine: neurotrasmettitori dotate di una potente attività analgesica ed eccitante. Uno degli aspetti più interessanti delle endorfine risiede nella loro capacità di regolare il nostro umore, producendo in noi sensazioni ed emozioni positive, riescono infatti a regalarci piacere e felicità aiutandoci a far fronte allo stress. Pensate che fare sport aumenta la produzione di endorfine, in entrambi i sessi, del 500%!

Nell’ultimo anno e mezzo questo ci è venuto a mancare in modo repentino, siamo stati costretti a riadattarci, ricreando un equilibrio e una routine tra le mura di casa, anche se non sempre è stato possibile.

Ci è venuto a mancare anche un allenamento delle abilità mentali: quando pratichiamo sport infatti non alleniamo solo il nostro corpo ma anche una serie di skills mentali come ad esempio l’attenzione, la motivazione e la gestione emotiva. In merito a quest’ultima abilità lo sport, specialmente in età evolutiva, ci permette anche di incanalare e utilizzare in modo funzionale i nostri impulsi, anche quelli apparentemente disfunzionali come la rabbia, l’aggressività e la frustrazione. Tali emozioni sono in realtà grandi risorse, dobbiamo solo imparare a gestirle, sfruttandole per raggiungere i nostri obiettivi.

Infine, molto rapidamente è venuta meno una progettualità, la possibilità di avere un obiettivo a medio e lungo termine; la costante incertezza nella quale eravamo e siamo tutt’ora immersi ci ha privato di un bisogno fondamentale: ricercare stabilità e sicurezza per poter assolvere ad uno dei nostri bisogni primari!

Ma non è finita qui perché si è verificato anche il fenomeno che l’OMS ha definito pandemic fatigue o stress da pandemia, che possiamo descrivere come una condizione di stanchezza mentale nel seguire tutti i comportamenti di prevenzione del contagio e nell’accettare tutti i divieti che ci sono stati imposti. L’uomo per natura è pronto a reagire al pericolo ma quando questo diventa prolungato, il distress (lo stress negativo per l’organismo) ha conseguenze psico-fisiche importanti, come ad esempio l’indebolimento del sistema immunitario, il calo di energia e la percezione di essere meno efficaci e capaci di far fronte alle richieste quotidiane. Lo sport assume un ruolo fondamentale nel combattere la pandemic fatigue e nel prevenirla!

Come gestire allora la ripartenza nel mondo sportivo?

  • Ascoltarsi, porre attenzione alle nostre sensazioni, emozioni e ai nostri pensieri prima, durante e dopo l’attività sportiva.
  • Progettare una ripresa graduale, che rispetti i tempi di ciascuno.
  • Ri-progettare i nostri obiettivi: sia a livello agonistico che amatoriale è fondamentale effettuare una buona pianificazione degli obiettivi. Soprattutto dopo la stagione appena trascorsa riprogrammare le nostre mete individuali o di squadra ci permette di sapere in che direzione orientare il nostro lavoro e innalzare naturalmente la motivazione; infatti porsi un obiettivo è l’elemento essenziale per alimentare la nostra motivazione. È importante cercare sempre di suddividere un macro obiettivo (a lungo termine) in medio e breve termine così da avere chiari tutti gli step che ci permettono di raggiungerlo.
  • Accogliere: qui diventa di primaria importanza il ruolo dell’allenatore o del coach, il quale dovrà porre attenzione a ciascuno dei suoi atleti, di qualsiasi livello essi siano, al fine di garantire accoglienza e rispetto dell’individualità di ciascuno. Si dovranno comprendere paure, emozioni spesso discordanti, fatica a gestire la frustrazione; la parole chiave è flessibilità soprattutto in questa prima fase di ripartenza.

Quest’anno è stata una grande prova per tutto il mondo sportivo ma ricordiamoci che abbiamo allenato una grandissima abilità mentale: la RESILIENZA ovvero la capacità di persistere nel proseguire obiettivi, sfidanti, fronteggiando in modo efficace le difficoltà; essa ci serve trasversalmente nello sport ma anche nelle sfide quotidiane che tutti noi dobbiamo affrontare.

 

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La nostra Psicologa dello Sport, Erika Giambarresi, affianca e supporta gli sportivi proponendo percorsi di mental training. >Leggi l’intervista di Erika Giambarresi sui percorsi di Mental Training
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